Il Palio di Legnano

Gli abiti storici

ABITI CASTELLANA:

ANNO: 1981

Mantello in velluto blu foderato di raso blu con ricami in filo di cotone e filo argenteo raffiguranti cerbiatti alternati da una figura vegetale fantastica.
La veste in doppione di seta azzurra riporta ricami geometrici in cotone blu sia sullo scollo, sia sui polsi che sull’orlo della gonna.
La Cintura in doppione di seta azzurra è ricamata con filo di cotone, cucito su cuoio, legata in vita con una corda di cotone blu.
La borsetta, in doppione di seta azzurra, è ricamata con filo di cotone blu e argento.

ANNO: 1989

Realizzato in un unico taglio senza nessun ulteriore intervento, seguendo le sagome sartoriali dei materiali del XII secolo prodotti nell’Italia meridionale come quelli di Matilde o di Melo conservati a Bamberg.
Per rispettare il taglio unico la stonatura superiore è realizzata a taglio vivo. Il mantello è l’elemento più importante del costume della Castellana e caratterizza il cromatismo del personaggio unitamente agli accessori.
La stoffa è stata ricamata a “cornelly” con una tecnica che ha permesso di ottenere un effetto molto simile al tessuto Sciamito (Sciamit o in ebraico examit sono i tessuti a sei fili=exa). Infatti la ripetizione dei motivi e l’irregolarità dei cerchi sono caratteristiche tipiche dello Sciamito antico tessuto a mano.
Il disegno è stato poi completato, nella parte superiore, con lo stesso elemento decorativo inserito nelle collane dei cerchi, a fermare il taglio del collo.
La stoffa è ripresa da un tessuto di origine bizantina ma con forti richiami all’arte sassanide tipiche delle stoffe di Bagdad presenti alla corte dei re di Spagna.
L’originale è conservato nel Museo della Cattedrale di Autun in Spagna.
Il bordo inferiore è chiuso da una scritta latina in caratteri bizantini che recita un elogio alla Contrada Legnarello: “Leunianellus ubuque primis inter pares”.
La borsetta in pelle morbida, la cintura e le scarpe in stoffa sono coordinate con l’abito e completano l’insieme con rigoroso rispetto della costumistica Lombarda del 1170 rifacentesi ai modelli Antelamici

ANNO: 1991

Il mantello riproduce i motivi del mosaico del pavimento della chiesa di S. Benedetto di Polirone eseguito in tessuto pregiato di lana e seta con rappresentazioni di grifoni e liocorno, simbolo della castità e immagine di Cristo Salvatore.

ANNO: 1992

Il tessuto di questo mantello (broccato di seta rossa, nera e oro membranaceo) rappresenta una rara eccezione all’interno di tutti i costumi presenti nel Palio di Legnano. Infatti è una riproduzione eseguita a telaio con tecnica Jacquard di uno sciamito a sei fili di cui due lancés.
Il documento di riferimento è una stoffa di origine Bizantina dell’VIII secolo rappresentante scene di caccia alle belve, conservata presso il Museo Sacro della Biblioteca Apostolica della Città del Vaticano.
Questa stoffa, riprodotta a telaio, è stata esposta come esempio dei tesori della cultura italiana a una mostra tenutasi per conto delle Nazioni Unite a New York.
L’effetto della stoffa sembrerebbe più antico di quanto concerne il periodo storico della sfilata, ma, spesso, il ritrovamento nelle sepolture di stoffe preziose antiche di vari secoli rispetto al 1100, testimonia la moda del riuso di antichi corredi datali muliebri, per cui la scelta operata in questo caso diventa testimoniale e particolarmente preziosa.
La forma del mantello è tratta dagli esempi tessili e sartoriali medioevali italiani conservati a Bamberg come il mantello di Matilde e il mantello del Firmamento.
Le borchie in argento dorato portano al centro la riproduzione di antichi cammei e pietre dure lavorate e cabochon.
L’abito in un unico telo di seta cruda color bianco antico lavorato a trama grossa è arricchito ai bordi delle maniche, del collo e sul fondo da tableaux riproducenti le medesime scene di caccia della seta sargia con la quale è eseguito il mantello, rara eccezione all’interno di tutti i costumi presenti al Palio.
La borsetta richiama i colori dello scamite.

ANNO: 1994

Abito a tunica in seta e lino color panna con ricami bordeaux e oro, impreziosito da una cintura in pelle con placche d’argento dorato lavorate a filigrana e con incastonate corniole e lapislazzuli. La fibbia in oro massiccio raffigura il simbolo della Contrada.
Il mantello da parata, a mezza ruota, è un misto seta azzurra con ricami in oro brunito e bordeaux riproducente il cosiddetto Lenzuolo di San Lazzaro. La stoffa è ripresa da un tessuto di origine bizantina il cui originale è conservato nel museo della Cattedrale di Autun in Spagna

ANNO: 2004

Abito in misto seta rosa con ricami oro e rosso corredato da mantello in seta rossa con ricami oro. I ricami, raffiguranti scene mariologiche dall’Annunciazione alla Dormitio Virginis, sono tratte dal portale del Duomo di Pisa.
Il costume è impreziosito da un lungo velo, interamente ricamato a mano, che riprende il motivo geometrico del mantello.

ANNO: 2013

Abito in stile bizantino per la cui realizzazione, sia della sopravveste che della sottoveste, la Contrada ha appositamente commissionato la realizzazione, a telaio, di due tessuti d’epoca. Si tratta della riproduzione del tessuto utilizzato per il manto di Roberto d’Anjou del 1170, caratterizzato da pavoni affrontati inscritti entro un arco trionfale con cifre cuffidiche, e per la sottoveste una seta ikat del 1170-1180, oggi conservata presso il Victoria and Albert Museum di Londra.
L’abito è inoltre arricchito, lungo il risvolto delle maniche, da un ricamo con applicazioni di perle di fiume. Il ricamo è stato interamente realizzato a mano grazie alle stagiste dell’Istituto ISIS Antonio Bernocchi di Legnano, Settore Moda e Abbigliamento.
Il velo è la ricostruzione filologica del “Velo di Sant’Evaldo”, del 1175, conservato presso il Duomo di Colonia. Il velo, della lunghezza di 4 metri riproducente scene cosmologiche e cristologiche, è stato intermanete ricamato a mano in filo di seta champagne, rosso e filo d’oro.

ANNO: 2016

Abito a tunica in lino grigio con sovra tunica in drap di seta pura color cipria – rosato –  impreziosito da ricami realizzati in fili di seta con inserimenti aurei e bronzei i cui disegni riproducono placche in argento dorato con smalti cloisonnè inquadrati da fasce con motivi aniconici.

I disegni sono ripresi dal Reliquiario della Vera Croce, custodito in Germania nel Tesoro della Cattedrale di Limburg an der Lahn, sulla celebre Stauroteca che rappresenta un’importante testimonianza del lusso e della devozione del mondo bizantino del X secolo. Un’iscrizione indica che il manufatto fu eseguito per Basilio il Proedro e custodito nel Tesoro del Grande Palazzo di Costantinopoli fino al 1204, anno in cui giunse in Occidente a seguito di un saccheggio.

VELI CASTELLANA:

ANNO: 2013

Il velo, in lino color panna, della lunghezza di 3,80 metri e alto 80 centimetri, è la riproduzione filologica del cosiddetto “Velo di Sant’Evaldo” (in tedesco “Leinenstickerei der heiligen Ewalde”), conservato presso la chiesa di San Cuniberto di Colonia, datato fine del XII secolo.
Si tratta dell’unica riproduzione filologica di un velo del XII secolo, documentato e, purtroppo, oggi non più esistente, in quanto il prezioso documento è stato distrutto durante i bombardamenti del 1943.
Il velo, interamente ricamato in filo ritorto d’oro, filo di seta color bordeaux e filo di lana color champagne, è costituito da tre tableaux: nel tableau centrale è possibile ammirare un pavé di croci bizantine incorniciate da girali fioriti e cunei mentre i due tableaux laterali riportano scene cristologiche e cosmologiche.
Nel primo riquadro è possibile riconoscere, all’interno di una mandorla, la figura del Sole e della Luna, circondati, all’interno di 12 tondi, dai segni zodiacali. Il riquadro è incorniciato da girali costituiti da doppi serpenti; al centro di ciascun girale è possibile ammirare coppie di aquile affrontate. Nel secondo tableau si trova Cristo in trono, iscritto in una mandorla. Sopra di esso troviamo le lettere “A” e “Ω”, mentre ai suoi piedi si trovano le figure di Nettuno e Minerva. La mandorla è racchiusa in un doppio giro di tondi entro i quali si trovano segni zodiacali, gli elementi e profeti. Cornice del tableau è una scritta latina.
Il velo è stato interamente ricamato a mano dalla dama di Contrada Maria Angela Palmieri Marinoni.

Curiosità: per realizzare il velo ci sono volute 610 ore di lavoro e 400 metri di filo d’oro ritorto, 200 metri di filo di seta bordeaux e 700 metri di filo di lana champagne.

ABITI CAPITANO

ANNO: 1981

L’abito è composto da un mantello in velluto rosso foderato in raso bianco, con ricami in filo di cotone e filo d’oro raffiguranti una teoria di grifoni speculari alternati da una figura vegetale fantastica; il tutto incorniciato in un doppio fregio geometrico. La sopravveste in doppione di seta panna presenta ricami geometrici e grifoni alati rampanti racchiusi in rombi eseguiti con filo di cotone.
L’abito ha vinto il premio come miglior costume in sfilata.

ANNO: 1992

Abito in seta ecrue con decorazioni bordeaux e oro antico, taglio della tunica classico, con pezza intera, scollo ricavato con apertura al centro. Le maniche e il girocollo sono rifinite da una greca, che al centro dell’apertura, evidenzia la stringatura dello scollo mediante una losanga che scandisce uno spazio rettangolare. Il bordo presenta una decorazione geometrica che chiude, rendendolo prezioso, il tessuto fittamente lavorato di tutta la tunica. Tale decorazione, presente nei tessuti conservati nel Museo di Bamberg, risente dell’influenza della stilizzazione sasanide che evidenzia motivi tipici come scene di falchi da caccia.
L’originale da cui è stato riprodotto il soggetto è conservato in Germania con il numero 123 del catalogo del Laboratorio restauro di Bamberg.
Il soggetto del mantello è riproduzione fedele su seta sargia e porpora delle figurazioni di cavalieri istoriate su cofano nuziale in legno policromo del XII secolo conservato nel tesoro della Cattedrale di Vannes.
La realizzazione del dipinto si può collocare tra quelle che preludono alla nascita dei tornei medioevali cavallereschi francesi. Molto interessanti e decorative sono le armature dei tre cavalieri che già ostentano un embrione di quelle coloriture che verso la seconda metà del XIII secolo diverranno veri e propri simboli di Casato.
Il mantello riproduce anche cromaticamente il fondo della scena dipinta che risulta diviso in due sezioni diversamente colorate corrispondenti in questo caso ciascuna a metà mantello. Il mantello è prodotto in doppione di seta di colore rosso e giallo sul quale spiccano i personaggi ricamati in filo di seta in vari colori.
I bordi, superiore e inferiore, presentano una decorazione a fiori stilizzate e griglie che mettono in risalto la cura dell’esecuzione, l’armonia e l’effetto cromatico del soggetto riprodotto inquadrando tutto il mantello in una precisa cornice.
Il mantello descritto viene trattenuto da una allacciatura a catena, in metallo dorato, formata da due borchie cesellate a mano con inserti in pasta vitrea e riproducenti analogo gioiello tratto da un medaglione, conservato a Parigi nel Museo del Louvre, del XII secolo proveniente da Conques e di produzione tradizionale limosina come smalti.

ANNO: 1993

Costume con una tunica in doppione di seta ricamata in bordeaux e oro con scena zoomorfa di grifone, simbolo di forza e lealtà, che assale un elefante incorniciato da motivo geometrico tratto da un crocifisso in avorio del 1130 conservato a San Gallo. I tableaux sul bordo dell’abito riproducono alcuni particolari del mantello da parata (realizzato nel 1994) che in sette medaglioni, disposti intorno alla figura imponente del Cristo, raffigurano la scena della Creazione. Completano il mantello due borchie dorate cesellate a mano con filigrana e semisfere d’oro su guscio in rame dorato tratte da originali dell’XI secolo in oro e pietre preziose del museo di Muntz.
Il mantello nel 1994 ha vinto il premio come miglio costume in sfilata.

ANNO: 2011

Il costume trae la sua ispirazione iconografica dalle fasce superstiti del portale dell’antica chiesa lignea (Stavkirke) di Hilestad di inizio XIII secolo, abbattuta nel 1838 e oggi conservati presso l’University Museum of Cultural Heritage di Oslo.
Nella decorazione del portale, che mescola modelli figurativi nordici (intrecci zoomorfi) a motivi tipici romanici (tralcio a volute circolari ordinate), troviamo la rappresentazione di episodi mitologici. La scena della fascia sinistra narra dell’eroe Sigurd mentre è avvertito da due uccelli che l’infido fabbro Regin vuole ucciderlo per rubargli il tesoro di Fafnir e più in alto è raffigurata l’uccisione di Regin.
A destra invece la scena rappresenta la forgiatura della spada di Sigurd e l’uccisione del drago Fafnir.
Il tema iconografico è relativo alla cultura mitologica delle antiche popolazioni scandinave, ovvero vengono narrate le gesta dell’eroe Sigurd dal momento in cui forgia la sua spada, per giungere all’uccisione del malefico nano Regin, passando per l’uccisione del drago Fafnir. La vicenda scolpita sul portale trae origine dai Carmi dell’Edda del XII secolo.
Costume  realizzato in un tessuto di lana charmelaine bordeaux con ricami in filo di cotone e seta policromi.

ANNO: 2014

Abito in stile bizantino per la cui realizzazione la Contrada ha commissionato la ricostruzione di un tessuto tratto da un frammento datato tra il 1170-1180, oggi conservato presso il Victoria and Albert Museum di Londra. L’abito, in seta con filati aurei, è costituito da grifoni bizantini inscritti entro grandi girali, contornati da scritte greco-cuffidiche e festoni vegetali.
L’abito è completato da un mantello, interamente ricamato a mano in filo di seta, filo d’oro e filo d’argento in punto Bayeux, ricostruzione filologica del mantello dell’imperatore Ottone IV (1175-1218). Esso raffigura leoni rampanti, aquile, soli e lune, nonché una teoria di angeli oranti e due mandorle con Cristo e Madonna in trono.